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Mi raccomando: voglio un bel risultato! È quello che ogni stampatore si sente dire da sempre quando gli viene richiesto di stampare una foto. Ma esattamente, cosa determina la qualità del risultato?
In un mondo sempre più digitalizzato, alcune novità tecnologiche hanno portato problemi a livello di creazione del materiale e di qualità della stampa. Chiunque, infatti, può creare una grafica affidandosi ai programmi online o scattare foto con il telefonino, ma solo in pochi prestano attenzione all’intero processo e si soffermano a pensare alla qualità del risultato quanto necessario.
Questo mette a rischio la qualità del prodotto finito, che dipende solo in parte dalla stampa e che si costruisce in ogni fase, a partire dallo scatto.
Quale strada percorre una foto?
Per capire quali sono i momenti in cui è necessario prestare attenzione, vediamo insieme la strada che la foto percorre per arrivare fino alla cornice, provando a identificare a quanti passaggi è necessario prestare attenzione per ottenere un buon risultato:
- la fotografia è scattata con una macchina fotografica o con un dispositivo smart;
- spesso, lo scatto è inviato a un dispositivo sul quale viene postprodotto perché assuma l’aspetto desiderato;
- il file è trasferito allo stampatore;
- la fotografia è inserita in uno stampato attraverso un programma di impaginazione che utilizza un determinato modello colore;
- il file è mandato in stampa attraverso un’“interprete” (RIP – Raster Image Processor) che ha la possibilità di regolare il colore;
- l’immagine è stampata con una stampante, che può essere calibrata in tantissimi modi, sul supporto scelto.
Come potete vedere, i dispositivi coinvolti nel processo che precede e coinvolge la stampa fotografica sono tantissimi, così come i passaggi che compie il file.
Solo avendo un controllo totale su tutti i dispositivi impiegati è possibile ottenere un risultato quasi totalmente in linea con le aspettative.
Cosa fare per limitare i danni?
Anche per chi non è un professionista, esistono molti accorgimenti per limitare i danni e per assicurarsi un risultato il più possibile di qualità, con poco sforzo. Questi sono i principali:
- evitare di utilizzare i nuovi media per inviare le foto
- evitare di modificare le foto con app non professionali;
- fare attenzione ai colori.
Nuovi media? No grazie!
Un professionista, fino a qualche anno fa, comunicava quasi esclusivamente via mail. Oggi molti professionisti sostituiscono la mail con i social media, WhatsApp in primis.
Queste piattaforme, per ottimizzare il peso dei messaggi trasmessi ed evitare di appesantire i server con informazioni “inutili”, comprimono fortemente le immagini che vengono trasmesse, riducendone di molto la qualità.
Per salvaguardare il risultato finale e trasmettere al destinatario un file che non subisca la perdita di dati, è quindi bene trasferire le immagini servendosi di cloud, allegarli alle mail o affidarsi a servizi come WeTransfer. Anche Telegram può essere utilizzato con tranquillità: pur essendo un social media, non comprime i file.
La postproduzione è una cosa seria
Un altro accorgimento che può davvero fare la differenza nel risultato finale, è la postproduzione delle foto, step che merita quindi una discreta importanza.
Il modo migliore per assicurarsi che le modifiche allo scatto non ne peggiorino la qualità, è senza dubbio quello di affidarsi un professionista evitando di agire in autonomia utilizzando app gratuite per cellulari. In questo modo, non solo eviterai che il file faccia l’ennesimo passaggio rischiando di perdere dati, ma sarai sicuro che a mettere le mani sulla tua foto sia una persona che ha ben chiaro il successivo processo di stampa.
Occhio ai colori!
“Ma a schermo era più brillante” è un’altra delle frasi che gli stampatori si sentono dire spesso. Per questo motivo, è importante fare un po’ di chiarezza anche sul discorso colori.
Ѐ vero: i moderni schermi hanno raggiunto qualità straordinarie con una brillantezza impensabile fino a poco tempo fa e pensare di ottenere in stampa una brillantezza pari ai moderni schermi è pura utopia, ma perché?
CMYK vs RGB
Prima di parlare di resa cromatica è fondamentale introdurre il discorso dei codici colore e distinguere tra CMYK e RGB.
L’RGB è un modello colori che si basa sulla mescola e sulla somma di tre colori: rosso (Red), verde (Green) e blu (Blue).
Il CMYK è invece un modello colori quadricromatico che si basa sulla mescola di ciano (Cyan), magenta (Magenta), giallo (Yellow) e del nero (Key black).
Mentre i monitor dei pc e dei dispositivi si basano sul sistema RGB, la quasi totalità degli stampati, in modo particolare quelli realizzati in digitale, è prodotta dalla mescola dei quattro colori base ed è quindi in CMYK.
È proprio in questa differenza che sta la diversità di resa che si percepisce confrontando un file a video e la rispettiva stampa: il numero di colori riproducibili fisicamente è inferiore a quello di un monitor. È normale quindi che i colori dello stampato saranno diversi rispetto a quelli visti a video.
Quindi, come fare?
Una volta compresa la differenza tra RGB e CMYK, come fare per ottenere il risultato migliore?
Se il file è esclusivamente destinato a una visualizzazione a video, come nel caso di grafiche per siti web, è più indicato il sistema RGB, che offre una gamma più ampia di gradazioni.
Se invece il file è destinato al cartaceo, è sicuramente buona norma convertirlo in CMYK ancora prima di procedere con la stampa, per avere un’idea più precisa di quella che sarà la resa ed evitare sorprese a lavoro concluso.
Ora che hai ben chiaro il percorso che un file percorre dalla realizzazione alla stampa e hai capito quali sono i punti chiave, puoi
limitare il più possibile gli errori e assicurarti di ottenere un risultato finale con la più alta qualità possibile.
Non siamo riusciti a toglierti ogni dubbio? Contattaci!